Se la Regola Benedettina (=RB) scritta da San Benedetto è il più grande monumento alla sua Paternità e Santità, il “Prologo” è il fondamento su cui si basa tutta la Regola.
San Benedetto inizia il Prologo della Regola solo con una semplice parola, sorprendendo, così, il lettore: incomincia con “Ascolta”! Analizzando questo vocabolo, scorgiamo che esso è il programma che compendia sia il Prologo che la stessa Regola. Parafrasando, con molto rispetto, il prologo al Vangelo di Giovanni, potremmo asserire che per Benedetto:” In principio era l’ascolto e tutto è stato fatto per mezzo di lui”, ossia tutti gli elementi caratteristici della vita benedettina si spiegano in rapporto all’ascolto. Chi ascoltare?
Su “chi ascoltare”, Thomas Merton ci offre uno spunto per rispondere: “L’esistenza del monaco ha una sola ragione: non quella di accudire all’agricoltura, di cantare i salmi, di costruire bei monasteri, non quella di digiunare, di fare del lavoro manuale, di meditare, di vegliare, ma unicamente Dio… Nella vita monastica ogni altra cosa, non è che un mezzo per raggiungere questo fine. Quando la preghiera, la penitenza e tutto il resto cessano di essere mezzo e diventano fine a se stessi, la vita contemplativa muore” (Th. Merton, Le acque di Siloe). – É ora palese “chi ascoltare”: Benedetto ce lo indica in modo chiaro. Dopo aver invitato con il monito paolino a “levarci dal sonno” (prologo 8), quindi ad aprire gli occhi ponendo la massima attenzione in ciò che “ci ripete la voce di Dio” (prologo 9), inizia la lunga serie di citazioni bibliche con l’ammonizione dell’ascolto della voce di Dio: “Se oggi udrete la voce di Lui, non indurite il vostro cuore” (prologo 10) e, ancora: “chi ha orecchie per ascoltare, ascolti che cosa lo spirito dice” (prologo 2).
Notiamo anche che Benedetto usa qui (prologo 99) il termine vox,voce e non verbum, parola. Ciò ci fa pensare che la “voce di Dio” in Benedetto non sia intesa in senso restrittivo, ossia riferita solo alla Sacra Scrittura, ma vada associata alla volontà di Dio che si manifesta in ogni modo e in ogni evento della nostra vita. L’ascolto però non è fine a se stesso, ma una volta “accolti i consigli… porli vigorosamente in opera” (prologo 1) per mezzo della “fatica dell’obbedienza” (prologo 2). E ciò è valido sia per i monaci ma anche per tutti i cristiani. Infatti,la Regola è scritta per gente comune. É scritta per quanti hanno una profonda sensibilità e un serio interesse spirituale volendo infondere l’ascolto di Dio nelle loro scelte quotidiane di ogni giorno. Cioè la Regola di Benedetto è saggezza distillata dalla vita quotidiana e animata dalla fede, nell’ascolto costante della volontà di Dio. In sintesi, ciò che emerge dal Prologo, è una quotidianità, però vissuta straordinariamente bene. Trasformare la vita conta più che trascenderla.
Ecco perché la santa Regola è destinata alle persone che, nel nostro mondo,vivono sempre indaffarate, consumate dai conti da fare, dai doveri civili e dal duro lavoro, alla ricerca del benessere. La Regola di Benedetto prende l’argilla di ogni giorno e la trasforma in bellezza. É più saggezza che legge. Non è una serie di istruzioni, ma uno stile di vita. Per questo essa vale sia per i laici quanto per i monaci: “Ascolta… chiunque tu sia”, dice Benedetto nel prologo, è quindi per TUTTI.
Quattro elementi: la Scrittura, il testo della Regola, guide sagge, le esperienze della vita,le condizioni della comunità o della famiglia in cui viviamo, sono ciò che rendono la Regola qualcosa di vivo e non un testo morto, non un documento storico, non il passatempo di eccentrici antiquari.
Un consiglio quindi, una buona volta: comperiamo la santa Regola e proviamo veramente a leggerla, per scoprivi tutta la ricchezza di saggezza, di equilibrio e di santità, attinti dalla vita dei Padri della Chiesa, ma soprattutto dalla Sacra Scrittura, e dalla santità di Benedetto!
Per viverla non sono necessari una serie di meccanismi, ma del cambiamento del cuore e una retta disposizione della mente. Per farne parte, però, occorrono degli strumenti: l’obbedienza, l’umiltà, la pazienza. Del resto tutte virtù vissute soprattutto dal Signore Gesù, quindi cristocentrismo. Noteremo anche che nella Regola : Benedetto non chiama mai nostro Signore col nome Gesù, ma solo con quello di Cristo, ciò in senso antiariano! Impareremo anche che il benedettino, oltre la preghiera personale, si riunisce, con tutta la Comunità (la sua Famiglia), sette volte il giorno per la preghiera solenne Liturgica, così suddivisa: Mattutino, o Ufficio delle Letture; Lodi, Terza unita all’Eucaristia, Sesta, Nona, Vespro e Compieta, per Lodare Dio e incontrarsi con Lui, e intercedere per l’umanità intera. Benedetto ci aiuti a essere uomini e donne che “non hanno nulla di più caro di Cristo Signore”! E la nostra famiglia sarà veramente una “piccola Chiesa”! –
Buono è il Signore con noi:
benedite il Suo Nome!
Silvano Mauro Pedrini OBS
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