Colori, note, voci e silenzi per la missione in piazza al Festival della Missione. Domenica 15 ottobre, Piazza Paolo VI si è trasformata per l’occasione in un palcoscenico cosmopolita a cielo aperto. Più di 40 gli elementi sul palco, carichi di energia per far vibrare ognuno il proprio strumento: chitarre, tamburi, bonghi ma non mancano anche i classici suoni dolci dei violini e le voci dei coristi femminili e maschili.
Il Coro Elikya, termine congolese che identifica la speranza, nasce dall’esperienza del COE, centro orientamento educativo, che mira alla formazione culturale e alla crescita personale nelle scuole e parrocchie dei Paesi in difficoltà. È formato da persone di molteplici etnie come Italia, Camerun e Russia, tutte capitanate dal maestro congolese Raymond Bahati, voce profonda e struggente che ha donato, a chi guarda, un senso di fratellanza.
Impossibile per il pubblico resistere alla tentazione di cantare e ballare, proprio come se si trovasse in Africa, illusione favorita anche dal sole che riscalda la città della Leonessa a mezzogiorno.
Questo singolare complesso di voci ha ottenuto, anche in passato, un grande successo: il direttore artistico del Festival, Gerolamo Fazzini, ha ricordato in apertura l’interesse riservato da papa Benedetto XVI e papa Francesco nei confronti delle melodie del maestro Bahati.
L’energia, la forza e la positività sono gli ingredienti chiave della musica del Coro Elikya per offrire una musica sana e pulita, che ci permette di incontrare l’anima dell’Africa e cogliere l’importanza dell’arricchimento che deriva dall’aprirsi alla diversità.
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